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Parlando di Pace
Prendo spunto dai blog di Vanessa e di Francesca per parlare di un argomento che non può che essere di interesse comune a chi frequenta queste pagine: la Pace, ma soprattutto come costruirla.
Ci sono molti modi di dare una mano a costruire un mondo in pace, il grande obiettivo (per i più ottimisti) o l'utopia irraggiungibile (per i pessimisti).
In questo ognuno di noi può dare una mano seguendo i propri ideali e costruendo sui propri valori.
Personalmente credo che la pace possa essere costruita educando alla soluzione dei conflitti, alla condivisione di valori positivi, alla comprensione delle diversità.
Con Perilmondo abbiamo organizzato piccole cose in questa direzione: il progetto "Un Ponte di Sorrisi" con la scuola elementare di Brugine, la campagna "Tre rose per la Pace" o i seminari del ciclo "Voci nella Guerra" e stiamo lavorando a progetti in Sri Lanka con "Per una Psicologia della Pace" e con la campagna "Crescere in Pace" e in Palestina con il progetto "La riabilitazione dai traumi da guerra nei bambini" .
Possiamo dare una mano a costruire la pace anche utilizzando in modo attivo il web. Per esempio l'ultima che mi è arrivate è "Zeitun Percorsi di Inter-Azione e
Resistenza Nonviolenta in Medioriente " una piattaforma interattiva di sostegno alla resistenza non violenta in medioriente, diffusa tra gli altri da Associazione per la Pace.
Ma soprattutto ognuno di noi può tenere sempre a mente questo pensiero di Gandhi "Sono le azioni che contano,
i nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo"
2 commenti:
A mio avviso si educa alla pace quando la pace diventa palesemente preferibile alla guerra secondo il sistema di valori e di oggettività dei soggetti ai quali la pace stessa viene proposta. Ci deve essere una motivazione non solo astrattamente auspicativa, ma anche un sistema sostenibile e proficuo di attuazione: solo le due cose insieme possono realmente "motivare" alla pace. Da questo punto di vista mi piace pensare alla pace come a un valore verso il quale "solleticare" la gente, e non a un discorso retorico tra i tanti che sentiamo giorno dopo giorno.
Caro Filippo, la pace è *sempre* preferibile alla guerra....non di certo per chi la finanzia e ci guadagna (qualsiasi sia il tipo di guadagno) ma certo per chi ne soffre materialmente, fisicamente, psicologicamente.
Non servono sistemi valoriali, nè motivazioni astratte.
Ti posso assicurare che quando la vedi da vicino e non in tv, la guerra, non hai bisogno di tante astrazioni e discorsi.
Almeno a me è successo di voler *fare* qualcosa contro la guerra, di volere *fare* qualcosa per costruire la pace.
Piccole azioni, forse ininfluenti oggi, ma che forse un giorno ritorneranno come piccoli mattoni, messi lì per cambiare una mentalità troppo comune per cui la guerra è un evento inevitabile, è "connaturata" all'uomo.
Non ho mai creduto a questo, che la violenza, l'uso della forza sia parte della natura umana.
La violenza è solo un'incapacità, una mancanza di mezzi, una deficienza. E' solo ciò in cui cade chi non sa di avere altri mezzi per risolvere i conflitti.
Il conflitto, questo si fa parte della natura umana, deriva dalla *carenza* dell'essere umano rispetto all'ambiente esterno e rispetto ai suoi simili.
E il conflitto può essere risolto in due modi: o pacificamente con l'uso del confronto, del dialogo, della trattativa, o coercitivamente con l'uso della sopraffazione del più forte sull'altro (ovvero con una modalità tipicamente animalesca).
Ecco, educare alla pace per me significa questo: dare a chi non lì ha quei mezzi che ci permettono prima di tutto di capire che stiamo subendo violenza nel momento in cui non siamo liberi di esercitare i nostri *diritti umani* (c'è chi non sa di avere dei diritti!) e che in ogni caso quando le nostre libertà, i nostri diritti confliggono, ci sono mezzi diversi dalla sopraffazione, mezzi che consentono di equilibrare le nostre relazioni.
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