sabato 20 dicembre 2008

Entriamo nel vivo


Dopo aver raccontato un po' dell'associazione e di me volevo riflettere su come si può portare avanti un'azione sociale come è quella di Perilmondo utilizzando concretamente gli spazi e le modalità offerte dalla rete.

La prima cosa che si è fatta per creare uno spazio informativo è quella più ovvia di creare un sito, il cui lavoro è sempre "in progress" e spesso rappresenta una difficoltà tempistica dovuta alla sua ufficialità.

Poi ovviamente ci si scambia mail tra soci e collaboratori, e qui l'eccesso, la perdita di informazioni, la ripetizione, gli errori di invio (indirizzi sbagliati, persone che scrivono alla persona sbagliata ecc.) invece che semplificare in genere complica la vita e, sebbene rispetto al passato la velocità di scambio sia "milleplicata", spesso lo scambio non avviene nei tempi necessari.

Insomma queste due modalità oggi sono già appartenenti ad un modo di comunicare del passato, legato a modalità e concezioni che si rifanno a modelli già sepolti.

Web 2.0 ci impone invece di aggiornare i nostri modelli su modalità peer-to-peer in tempo quasi reale, con spazi aperti al mondo e spazi ad accesso limitato, che ci consentono qualsiasi tipo di scambio.

E qui si pongono due problemi:

il primo più banale, ma importante per chi si assume in concreto le responsabilità di un'azione sociale, riguarda il ruolo di moderatore e di gestore di questi scambi di informazione, che non sempre possono essere lasciati alla totale libertà degli interessati;

il secondo riguarda invece l'aumento della complessità dovuto alla proliferazione degli spazi e delle modalità di utilizzo della rete.
Un aumento di complessità che può portare facilmente ad uno "shock culturale", ad una paralisi che invece che permetterci di dominare questa complessità ce la fa subire passivamente, facendoci correre inutilmente tra un nodo e l'altro della rete, dimentichi dello scopo delle nostre azioni.

Dunque, come governare la complessità e rimanere padroni della propria azione?

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